La silenziosa protesta di Paolo Fresu, che oscura i suoi canali social


Contro il mancato riconoscimento dei lavoratori dell'arte e dello spettacolo arriva la protesta di Fresu. Con una petizione online e il buio su Facebook



Paolo Fresu, il trombettista italiano di fama mondiale, ha deciso di oscurare per 5 giorni il suo profilo sulle piattaforme social.
Solo tre giorni fa si è svolto l’incontro (online) da parte del Ministro Franceschini con vari esponenti del mondo dello spettacolo, a cui hanno partecipato tra gli altri, oltre a Fresu, anche Stefano Accorsi, Alessio Boni, Roberto Bolle, Emma Dante, Anna Foglietta, Carlo Fontana, Monica Guerritore, Vinicio Marchioni, Stefano Massini, Roy Paci, Nicola Piovani, Vittoria Puccini, Luca Salsi, ma al jazzista probabilmente le misure non sono sembrate abbastanza, e così su Change è arrivata anche la petizione #velesuoniamo, firmata da Fresu, Ada Montellanico e Simone Graziano e condivisa da oltre 60mila firmatari, e rivolta a ottenere visibilità e riconoscimenti per le figure dello spettacolo e non solo.
Agli artisti, lo abbiamo spesso notato in questi giorni, si chiede puntualmente di regalare qualcosa per varie raccolte fondi (una canzone, un disegno, ecc) ma quando è il momento di dare loro uno status al pari di altri lavoratori, questo viene puntualmente negato.
L’arte di ogni comparto, in queste settimane, ha dimostrato la propria esistenza, ma ancora pare che questo non sia sufficiente per essere presa in considerazione.
Gli artisti non sono considerati professionisti, tanto suonano per passione!.
D’accordo con Fresu anche un altro italiano decisamente celebre, Antonello Venditti, che aveva chiesto un giorno di silenzio per chi non ha voce né diritti.

L’invito di Fresu alla protesta silenziosa

Qualcuno aveva detto che con l’arte non si mangia, ma ancora una volta va rimarcato che l’artista è l’anello debole di un sistema che va rifondato alla base, tenendo conto di tutte le figure che vi operano a vario modo, ognuna di fondamentale importanza.
E giustamente anche Fresu si ritiene un lavoratore, come lui tanti altri operatori dell’arte a tutti i livelli. Non si devono considerare però solamente i “big”, punta dell’iceberg, ma tutti coloro che vi ruotano attorno. E così, dal 1 maggio, il profilo di Fresu è “al buio”.
Al termine dell’incontro il Ministro Franceschini ha promesso 20 milioni di euro per i settori non finanziati dal Fus (teatri minori, circo, musica, danza); 13 milioni di euro che derivano dalla copia privata a favore di autori, artisti, interpreti, esecutori con redditi inferiori a 20mila euro lordi all’anno; e 5 milioni di euro per lo spettacolo viaggiante.
Una pioggia di risorse che, nonostante le buone intenzioni, non potranno essere definitive per un settore in affanno.
Vedremo se questa silenziosa protesta, che il musicista chiede di abbracciare anche ai propri colleghi, sortirà qualche effetto. Anche per far capire che internet non è lo spazio naturale dell’arte ma un surrogato, un mondo parallelo. Utilizzabile e condivisibile, certo, ma non in sostituzione.
E senza togliere nulla alle priorità, alla ripartenza “lenta”, alla necessità delle nuove distanze e dei nuovi codici di comportamento che questa situazione impone all’Italia, chissà se la popolarità di Fresu potrà essere una nuova sveglia per dare voce a un’altra fetta di lavoratori dello spettacolo e dell’arte in genere.