A.B.O. THEATRON. L’Arte o la Vita



 A.B.O. THEATRON. L’Arte o la Vita

Coordinamento e sviluppo curatoriale: Andrea Viliani
Concept: Carolyn Christov-Bakargiev e Achille Bonito Oliva
25 giugno 2021 – 9 gennaio 2022
Inaugurazione: 24 giugno 2021

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e il CRRI (Centro di Ricerca Castello di Rivoli) presentano la mostra A.B.O. THEATRON. L’Arte o la Vita che indaga la figura di uno dei più importanti storici dell’arte, critici e curatori contemporanei, Achille Bonito Oliva (Caggiano, 1939).

Dopo la mostra dedicata ad Harald Szeemann nel 2019, organizzata in collaborazione con il Getty Research Institute di Los Angeles, la mostra dedicata ad Achille Bonito Oliva costituisce il secondo capitolo del grande progetto dedicato dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e dal CRRI ai più autorevoli curatori d’arte contemporanea del XX e XXI secolo.

A.B.O. THEATRON. L’Arte o la Vita è stata sviluppata curatorialmente da Andrea Viliani, Responsabile e Curatore del CRRI sulla base di un concetto di Carolyn Christov-Bakargiev Achille Bonito Oliva, con un Comitato scientifico composto da Marcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del Museo, e Cecilia CasoratiLaura CherubiniStefano ChiodiPaola Marino, storici dell’arte e curatori che negli anni hanno seguito con particolare attenzione la ricerca e l’attività saggistica e espositiva di Achille Bonito Oliva.
La mostra raccoglie opere d’arte, documentazione di allestimenti, materiale d’archivio e una grande selezione di materiali televisivi gentilmente concessi da Rai Teche. Tra le più recenti partecipazioni mediatiche del critico d’arte è la conversazione di Bonito Oliva con Harry Styles commissionata da GUCCI per GucciFest.

Tra i capolavori in mostra figura l’opera Primo piano labbra (1965) di Pino Pascali presente nella prima mostra del curatore alla Libreria-Galleria Guida a Napoli nel 1966. In mostra anche il capolavoro Lo Spirato (1968-73) di Luciano Fabro presente in Contemporanea nel 1973, oltre a una serie di importanti opere della Transavanguardia tra le quali Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro (1977) di Mimmo Paladino, Cani con la lingua a spasso (1980) di Enzo Cucchi, Sinfonia incompiuta (1980) di Sandro Chia, Il cerchio di Milarepa (1982) di Francesco Clemente e Testa dell’artista cosmico a Torino (1984-85) di Nicola De Maria. In mostra anche La Luna (1968) di Fabio Mauri esposto in Vitalità del negativo, 1970; Metrocubo d’Infinito (1966) di Michelangelo Pistoletto e Articolazione totale (1962) di Francesco Lo Savio esposti in Minimalia nel 1997-99, nonché TV-Buddha Duchamp-Beuys (1989) di Nam June Paik presente nella mostra Tribù dell’Arte, 2001. Di particolare interesse anche Fountain (1917-64) di Marcel Duchamp.

“Achille Bonito Oliva inaugura una figura di curatore particolarmente espressivo, istrionico, sperimentale, al contempo enciclopedico e comportamentale”, afferma il Direttore del Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev, “compagno di strada degli artisti, in netto contrasto con le figure dei critici d’arte tradizionali che, prima di lui e della sua generazione, realizzavano mostre basate su presunti criteri scientifici di selezione e interpretazione. Achille è narcisista ma non vanitoso, una creatura straordinaria e intelligentissima”.

In occasione della mostra, Achille Bonito Oliva ha donato al CRRI il proprio archivio personale, mettendo a disposizione degli studiosi nazionali e internazionali il prezioso patrimonio intellettuale da lui costruito da oltre sessant’anni, con i primi scritti adolescenziali fino ai materiali più recenti. L’archivio di Achille Bonito Oliva sarà per la prima volta studiato, mostrato e pubblicato in questa occasione.

“È stata una continua scoperta e un grande privilegio” afferma Andrea Viliani, Responsabile e Curatore del CRRI “dedicarmi in questi due anni allo studio di un archivio ancora inedito quale quello che ricostruisce gli oltre sessant’anni di attività critica ed espositiva di Achille Bonito Oliva. La nostra mostra è una pietra miliare nell’ambito della programmazione del Castello di Rivoli e del suo CRRI dedicata ai più grandi curatori del XX secolo”.

A partire dalla sua formazione e attività nell’ambito della poesia visiva e delle cosiddette “Neo-avanguardie” linguistiche e letterarie della fine degli anni Sessanta, nei suoi successivi progetti Bonito Oliva ha posto in relazione tra loro alcuni dei più importanti artisti della seconda metà del XX secolo contribuendo a definire linee di ricerca radicali quali, alla fine degli anni Settanta, quelle afferibili alla Transavanguardia italiana, ponendole in relazione dialettica con le ricerche del decennio precedente, fra cui l’Arte povera e l’Arte concettuale, e sostenendo riletture raffinate ed eterodosse quale quella del Manierismo italiano e europeo. Con il suo libro del 1976 L’ideologia del traditore. Arte, maniera e manierismo, Bonito Oliva ha analizzato come, dopo il Rinascimento, il Manierismo abbia attuato un passaggio dal principio della creazione a quello della citazione, quale risposta da parte dell’artista alla crisi della sua epoca: l’artista ha perso la sua centralità rinascimentale ed è diventato una figura laterale. Questo ricorda la figura del traditore che guarda il mondo, e non lo accetta, vorrebbe cambiarlo ma può agire solo nello spazio della riserva mentale. Un simile principio corrisponde alla crisi ideologica, economica, politica e sociale della fine degli anni Settanta del XX secolo, e che Bonito Oliva pone quindi alla base anche della sua teorizzazione della Transavanguardia nel 1979.

Nella sua attività, la scrittura critica e quella espositiva, l’invenzione curatoriale e la provocazione intellettuale costituiscono un unicum dinamico caratterizzato dalla costante relazione fra parola e immagine, comportamento e comunicazione, e dall’attenzione alla crescente trasversalità nomadica dell’arte, come della vita.

Attraverso la presentazione di una molteplicità di materiali d’archivio (cataloghi, libri d’artista, inviti, brochure, cartelle stampa, progetti e immagini di allestimento, corrispondenze private, registrazioni di trasmissioni televisive, documentazioni fotografiche e video e un’ampia parte della biblioteca personale, provenienti dall’Archivio di Bonito Oliva e da altri Archivi istituzionali e privati) A.B.O. THEATRON. L’Arte o la Vita intende celebrare l’importanza di Bonito Oliva anche per l’affermazione del ruolo del curatore nell’ambito dell’arte contemporanea e, più in generale, mira a costituire il composito ritratto di una figura di intellettuale propositivo che ha superato le limitazioni delle strutture accademiche e ridefinito i campi e gli strumenti d’indagine della curatela nell’ambito della riflessione e produzione artistica contemporanea, divenendo una delle figure cardine della storia dell’arte del XX e XXI secolo.

Ripercorrendo la vasta attività curatoriale, teorica e comportamentale di Bonito Oliva la mostra A.B.O. THEATRON. L’Arte o la Vita è articolata su tre livelli fra loro interconnessi, ognuno dei quali corrisponde a un importante aspetto del poliedrico operato del critico e del curatore:

La curatela delle mostre (ricostruzione delle principali mostre tematiche, selezionate dal curatore stesso). Le mostre ricostruite in questa sezione sono: Amore mio, 1970; Vitalità del negativo, 1970; Contemporanea, 1973-74; per la Transavanguardia Opere Fatte ad Arte, 1979; Le Stanze, 1979; Aperto ’80, 1980 e Avanguardia Transavanguardia, 1982; nonché Ubi Fluxus ibi motus, 1990; Punti Cardinali dell’Arte – XLV Biennale di Venezia, Biennale di Venezia, 1993; Minimalia, 1997; Le Tribù dell’Arte, 2001.

L’enciclopedica scrittura saggistica e lo spazio privato (affidata alle sue più importanti pubblicazioni così come a un vasto materiale inedito).

L’espressione comportamentale e lo spazio pubblico (attività per la radio, il cinema e, soprattutto, la televisione, ma anche i progetti per giornali e riviste, le onorificenze e gli strumenti atti a definire un vero e proprio culto della propria personalità, che ne definiscono la dimensione autonoma di personaggio pubblico).

In occasione della mostra sarà edito dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e Skira un catalogo scientifico bilingue (italiano/inglese) introdotto da un saggio di Carolyn Christov-Bakargiev e da un’intervista fra Achille Bonito Oliva e Hans Ulrich Obrist. Saranno inoltre pubblicati saggi inediti di Marcella Beccaria, Andrea Viliani, Cecilia Casorati, Laura Cherubini, Clarissa Ricci, Stefano Chiodi, Andrea Cortellessa, Carlo Falciani e Paola Marino. Integreranno il volume e schede dedicate alle mostre principali curate da Bonito Oliva, e un’estesa bio-bibliografia e cronologia ragionate.

Per l’occasione la maison GUCCI ha appositamente realizzato le divise destinate agli “angeli custodi” della mostra, cioè il personale del Museo che accoglie i visitatori nelle sale e custodisce le opere esposte nel “teatro” della mostra. Come dei giardinieri di un parco immaginario, gli abiti verde salvia dei custodi, chiamati “jardiniers du théatre”, segnalano il percorso della mostra in un accompagnamento creativo che ribalta il tradizionale rapporto tra museo e sponsor. Qui il main sponsor collabora alla scena della mostra, valorizzando i lavoratori essenziali, ma spesso invisibili, del mondo dell’arte. Il progetto prende spunto dalla sfilata di febbraio 2020 quando Alessandro Michele, direttore creativo di GUCCI, e il suo team, indossavano uniformi mostrando al pubblico il lavoro di backstage del défilé in occasione della presentazione della collezione “The Ritual”.

Biografia

Achille Bonito Oliva (Caggiano, 1939) è uno dei più importanti critici d’arte e curatori del XX e XXI secolo.
Nel 1961 si laurea in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli, dedicandosi successivamente a studi artistici, filosofici e storici. Nell’ambito della sua formazione come poeta visivo – coeva alle ricerche di Gruppo 63 e Operativo 64 – pubblica i libri Made in Mater (1967), Fiction Poems (1968), 5 Mappe del 1965 (1971). Nel 1966 cura la sua prima mostra, una doppia personale dedicata a Pino Pascali e Renato Mambor (Libreria-Galleria Guida, Napoli), e nel 1968 è tra i giovani critici che partecipano agli incontri dell’Assemblea che accompagna la mostra Arte povera più Azioni povere agli Antichi Arsenali di Amalfi. Dal 1969 al 1971 è Vice Direttore dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, nonché Assistente ordinario (1971) e Professore ordinario (1976) di Storia dell’Arte Medievale e Moderna presso l’Università degli Studi di Salerno. Nel 1968 si trasferisce a Roma, dove collabora con l’Università La Sapienza, diventandovi nel 1982 Professore associato di Istituzioni di Storia dell’Arte alla Facoltà di Architettura e insegnandovi, dal 1984, Storia dell’Arte Contemporanea.
Nel 1970 è segretario generale della sua prima grande mostra tematica, Amore mio (Palazzo Ricci, Montepulciano) e cura Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70 (Palazzo delle Esposizioni, Roma), progetto che segna l’avvio della sua collaborazione con gli Incontri Internazionali d’Arte. Nel 1971 cura la partecipazione italiana alla VII Biennale de Paris (di cui nel 1985 co-curerà anche la XIII edizione) e Pérsona (BITEF Belgrade International Theater Festival, Belgrado). Nel 1973 cura la mostra La delicata scacchiera, Marcel Duchamp 1902-1968 e la Sezione Arte della mostra Contemporanea (Parcheggio di Villa Borghese, Roma), da lui ideata nel complesso delle sue nove sezioni. Nel 1978 coordina la sezione Sei stazioni per artenatura. La natura dell’arte alla Biennale di Venezia, per la quale nel 1980 co-cura le mostre L’arte degli anni settanta e (con Harald Szeemann) Aperto ’80. L’anno prima, sulla rivista “Flash Art”, aveva pubblicato l’articolo La Trans-Avanguardia italiana, teorizzando il movimento quale superamento delle posizioni ideologiche e delle matrici concettuali del decennio precedente, riportando così al centro, dopo il “noi” comunitario, il soggetto individuale e aprendosi a una pratica di nomadismo e meticciato che travalica le contrapposizioni stesse di avanguardia-tradizione, invenzione-citazione, astratto-figurativo, globale-locale. Sempre nel 1979 cura al Palazzo di Città di Acireale la mostra Opere fatte ad arte, la prima presentazione pubblica del gruppo di artisti riuniti sotto la definizione di Transavanguardia – Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Mimmo Paladino –, presenti anche alla mostra Le Stanze (Castello Colonna, Genazzano, 1979-80), in un confronto dal vivo con le ricerche dell’Arte Povera, che si allarga al contesto europeo e nordamericano nel 1982 con la mostra Avanguardia Transavanguardia 1968/77 (Mura Aureliane, Roma). Ormai divenuto non solo interprete di quel “ritorno al disegno, alla pittura e alla scultura” che caratterizzerà il decennio, ma un vero e proprio personaggio pubblico, nel 1990, con il patrocinio della XLIV Biennale di Venezia, cura Ubi Fluxus ibi motus 1990-1962 (Ex-Granai della Repubblica, Venezia) e nel 1993 è nominato Direttore Arti Visive della XLV Biennale di Venezia, intitolata Punti cardinali dell’arte, a testimonianza di un metodo transnazionale e multidisciplinare che si diffonde su molteplici sedi con una curatela plurale. Nel 1995 si avviano a Napoli le commissioni a sua cura delle Stazioni dell’arte, nel 1996 è responsabile per l’Europa occidentale alla XXIII Biennale di São Paulo, nel 1998 è Presidente di Dak’Art 1998 e nel 2001 cura la I Biennale di Valencia. Tra le altre mostre collettive da lui curate, negli stessi anni, Minimalia. Da Giacomo Balla a… (Palazzo Querini Dubois, Venezia, 1997/Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1998; ripresentata nel 1990-2000 al PS1 Contemporary Art Center, New York), Le Tribù dell’Arte (Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma, 2001) e Eurasia. Dissolvenze geografiche dell’arte (MART-Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, 2008). Nel 2001 aveva curato inoltre Transavanguardia italiana (Shanghai Art Museum, Shanghai), a cui sono seguite La Transavanguardia italiana (Fundación Proa, Buenos Aires, 2003; Museo de Arte Contemporáneo, Santiago del Cile, 2003; Museo de Arte Moderno, Città del Messico, 2003-04) e La transavanguardia italiana (Palazzo Reale, Milano, 2011-12). Nel 2003 è stato inoltre fra gli autori del catalogo, a cura di Ida Gianelli, che accompagnava la mostra Transavanguardia al Castello di Rivoli. Molteplici le mostre personali a sua cura fra cui, nel 2010, Gino De Dominicis. L’immortale, mostra inaugurale del MAXXI-Museo delle Arti del XXI secolo di Roma.
Parallelamente all’attività espositiva i volumi e i saggi critici di cui è autore si definiscono – a partire da Il territorio magico. Comportamenti alternativi dell’arte, pubblicato nel 1971 – come un’ininterrotta sequenza di pubblicazioni che, nel loro complesso, configurano una visione enciclopedica e un’indagine multidisciplinare e transgenerazionale del sapere, non solo contemporaneo. Fra essi: Critica in atto, 1972; Arte e sistema dell’arte. Opera, pubblico, critica, mercato, 1975; L’ideologia del traditore. Arte, maniera, manierismo, 1976; Le avanguardie diverse. Europa/America, 1976; Vita di Marcel Duchamp, 1976 (a cui seguirà nel 1978 Mercante del segno. Scritti di Marcel Duchamp); Autocritico automobile. Attraverso le avanguardie, 1977; Passo dello strabismo. Sulle arti, 1978; Arcimboldo (con Roland Barthes), 1978; Paolo Mussat Sartor. 1968-1978. Arte e artisti in Italia, 1979; Labirinto, 1979; Autonomia e creatività della critica, 1980; La Transavanguardia italiana, 1980 (a cui seguirà nel 1982 La Transavanguardia internazionale); Il sogno dell’arte. Tra avanguardia e transavanguardia, 1981; Manuale di volo. Dal mito greco all’arte moderna, dalle avanguardie storiche alla transavanguardia, 1982; Critica ad Arte. Panorama della Post-Critica, 1983; Dialoghi d’artista. Incontri con l’arte contemporanea 1970-1984, 1984; Minori Maniere. Dal Cinquecento alla Transavanguardia, 1985; Progetto Dolce. Nuove forme dell’arte italiana, 1986; Antipatia. L’arte contemporanea, 1987; Superarte, 1988; Il tallone di Achille. Sull’arte contemporanea, 1988; Artae, 1991; Conversation Pieces, 1993; L’arte e le sue voci. L’arte è un “dimenticare a memoria“, 1996; Oggetti di turno. Dall’arte alla critica, 1997; Gratis. A bordo dell’arte, 2000; Estetiche della globalizzazione, 2001; I fuochi dello sguardo. Musei che reclamano attenzione, 2004; Lezione di boxe. Dieci round sull’arte contemporanea, 2004; ABO. La Repubblica delle Arti, 2005. È autore inoltre dei volumi enciclopedici L’arte fino al 2000 (1991) e L’arte oltre il 2000 (2002), mentre nel 2008 cura l’Enciclopedia della parola. Dialoghi d’artista 1968-2008 e, nel 2011, si avvia la pubblicazione a sua cura dell’Enciclopedia delle arti contemporanee.
Tra le trasmissioni televisive ideate e condotte da Bonito Oliva Autoritratto dell’arte contemporanea (RAI 3, 1992-96), lo speciale Totòmodo, l’arte spiegata anche ai bambini (RAI 3, 1995), A B. O Collaudi d’arte (RAI 1, 2000-01), A.B.O.RDO DELL’ ARTE e Il giorno della creazione (Cult Network/Sky, 2004-05), Fuori quadro (RAI 3, 2014-15). Tra le riviste a cui ha collaborato “Alfabeta2”, “Casabella”, “Domus”, “Flash Art”, “Corriere della Sera”, “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giorno”, “La Repubblica”, “L’Espresso”, “Modo”.
Bonito Oliva stesso è stato creatore di premi e riconoscimenti, mentre fra quelli ricevuti si segnalano il conferimento del titolo di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres della Repubblica Francese (1992), la Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte (2004) e quello di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2010).

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La mostra è realizzata con il contributo primariamente della Regione Piemonte e della Fondazione Compagnia di San Paolo. Il catalogo è realizzato grazie al gentile sostegno dell’Amico Benefattore Gianfranco D’Amato.

Didascalie:
Achille Bonito Oliva nel suo studio a Roma, 2021. Foto Carolyn Christov-Bakargiev. Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Achille Bonito Oliva. Foto Sandro Giustibelli. Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Co
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