Allo Spazio Arte Duina di Lonato Im-mutevole la personale di Marco Turlini Inaugurazione: domenica 23 aprile dalle ore 18.00 a cura di Mariella Segala
Allo Spazio Arte Duina di Lonato
Im-mutevole
la personale di Marco Turlini
la personale di Marco Turlini
Inaugurazione:
domenica 23 aprile dalle ore 18.00
a cura di Mariella Segala
Lo Spazio
Arte Duina apre per la prima volta i suoi spazi alla scultura accogliendo le
opere di Marco Turlini dal 23 aprile al 21 maggio 2017
La mostra propone una selezione di circa venti lavori particolarmente
rappresentativi della produzione dell’artista, un progetto articolato, che
consente al pubblico di apprezzarne il linguaggio espressivo incentrato sul
tema della natura e della memoria.
La scultura di
Turlini si muove al confine tra sacro ed umano, assume una funzione rituale, in
cui lo scultore plasma con le mani un racconto che è uscito dalla realtà e ci
narra della vita e della morte, dominandone con grazia il mistero quando
consegna i suoi soggetti all’eterno.
Turlini sceglie
di realizzare sculture monocrome - bianche e nere - che apparentemente imitano la natura, ma che non hanno la
funzione di celebrarne la bellezza. Apre la mostra un nobile gufo in terra
nera, che si erge a guardiano silente; alter ego dello scultore, questo animale
è in grado di muoversi nel buio della notte, che è metafora della morte ed è
dunque in grado di sovrastarne il mistero.
Altri piccoli
animali compaiono in questa mostra: una farfalla, un topolino di campagna, un
uccellino, non rappresentati nella bellezza e nel vigore della vita. Così lo
stesso Turlini racconta come è nato questo lavoro: “La mia gatta, nei giorni
precedenti la sua morte, abbandonava sulla soglia di casa dei piccoli animali,
facendomene dono; questo lavoro nacque dall’osservazione di quelle inanimate
creature. Ho intuito l’attitudine dell’uomo a recepire, dal mondo naturale,
esclusivamente cose piacevoli, sotto il suo controllo e a costruire muri che
lascino fuori tutto ciò che è brutto e minaccioso. La soglia di casa diventa
così il luogo in cui la natura ci mette al corrente che la sua vita si svolge
comunque e con regole proprie, leggi a cui noi tentiamo in tutti i modi di
sottrarci.
L’utilizzo della
porcellana, materiale nobile e di uso domestico, mi dà la possibilità di
mettere in relazione la cruda realtà della morte con la delicatezza dei corpi
modellati, facendoli rivivere, affermando attraverso la fragilità della
materia, quella della loro vita”.
In mostra
vengono rappresentati anche altri elementi: dei frammenti di barriera
corallina, che Turlini realizza in terra bianca, proponendosi di celebrare con
l’elaborata ricerca tecnica la complicata raffinatezza del capolavoro già
compiuto dalla natura, fissandolo in un istante destinato a durare per sempre,
mentre, per contrario, l’assalto dell’uomo ha condannato alla scomparsa questa
meraviglia del mare.
In terra nera vengono
presentati dei fiori, deprivati del colore e della soavità che sono loro
tipici; essi diventano delle campane mute che suonano all’unisono. Quel
silenzio emesso celebra la vita e la morte nella stessa sinfonia. Sono presenti
in mostra altre sculture in terra nera, che assumono la forma di cornici; il
loro riquadro appeso simboleggia la soglia che sta tra il presente e il passato
dell’immagine che potrebbero contenere, ma che Turlini nega alla vista
dell’osservatore, spingendolo a legarsi emotivamente all’oggetto cornice.
Altre immagini
giacciono nella memoria dell’autore, dove albergano sentimenti subconsci. Sono
questi a guidare la sua mano quando, con l’intento di riprodurre i movimenti
apparentemente casuali degli stormi che si librano nei nostri cieli, disegnando
mutevoli effetti chiaroscurali, condiziona la penna a comporre addensamenti,
sfumature e forme che suggeriscono nuove connessioni.
La funzione
della scultura per Turlini è chiara: se dopo la morte nulla esiste, compito
dell’artista è preservare la memoria attraverso la materia plasmata. L’essere
umano, il fiore e l’animale fanno parte di un medesimo cosmo, ogni forma di
vita ha così la dignità di essere celebrata e ricordata attraverso le mani
sapienti dello scultore.
Marco Turlini è nato a Brescia nel 1974 ha frequentato l’accademia di belle Arti di
Brera ha collaborato con importanti artisti del panorama contemporaneo
nazionale. Alcuni degli oggetti in mostra sono stati esposti all’edizione MAGra
del 2009. Attualmente è docente di Discipline plastiche e scultoree del Liceo Artistico
“Tartaglia Olivieri” di Brescia.
Im-mutevole
“Facile
inventare una Vita -
Il
Creato- un semplice Sgambetto
Della
Sua Autorità –
Facile
cancellarne una traccia –
Parco
com’è, Dio
Non
potrebbe mai concedere l’Eternità
A un
gesto Istintivo –
Le Forme
Eliminate protestano –
Lui –
imperterrito – procede-
Nel suo
Disegno – ecco – Qui inserisce un Sole –
Invece –
Là – lascia fuori un Essere Umano-
Emily
Dickinson, 1863
Nella fenomenologia storico-religiosa, con il termine cosmo si intende un
“ordine universale”, nel quale la realtà è un complesso armonico in cui ogni
elemento è in relazione con gli altri e quasi al servizio di una stessa idea
generatrice. La formulazione di un cosmo risponde alla necessità di comprendere
e ordinare la realtà naturale, di per sé priva di significato e perciò
incomprensibile.
Lo scultore realizza un’operazione di controllo e
dominio della materia; plasma la semplice terra e genera forme nuove e allo
stesso tempo, fragili e immortali. Il gesto dello scultore diviene potente e
delicato nel medesimo atto.
Guardando l’opera di Marco Turlini si percepiscono
la pazienza e la perseveranza che trattengono e dominano l’onda di energia
creatrice. Donde un lavoro fatto di dettagli, particolari microscopici, che
vengono eseguiti in un suo tempo dilatato, che non ha nulla a che fare con la
velocità e la liquidità del nostro.
Terre nere e bianche, forme che imitano la natura,
ma che non hanno la funzione di celebrarne la bellezza: la scultura di Turlini
si muove al confine tra sacro ed umano, assume una funzione rituale, in cui lo
scultore plasma con le mani un racconto che è uscito dalla realtà e ci narra
della vita e della morte, dominandone con grazia il mistero quando consegna i
suoi soggetti all’eterno.
Apre la mostra un nobile gufo in terra nera, che
si erge a guardiano silente; alter ego dello scultore, questo animale è in
grado di muoversi nel buio della notte, che è metafora della morte ed è dunque
in grado di sovrastarne il mistero.
Turlini realizza questa scultura osservando a più
riprese un rapace conservato in un museo di storia naturale, ne ripropone le
esatte proporzioni, piuma a piuma, in un lavoro meticoloso e dettagliato. Altri
piccoli animali compaiono in questa mostra: una farfalla, un topolino di
campagna, un uccellino, non rappresentati nella bellezza e nel vigore della
vita.
Così lo stesso Turlini racconta come è nato questo
lavoro: “La mia gatta, nei giorni precedenti la sua morte, abbandonava sulla
soglia di casa dei piccoli animali, facendomene dono; questo lavoro nacque
dall’osservazione di quelle inanimate creature. Ho intuito l’attitudine
dell’uomo a recepire, dal mondo naturale, esclusivamente cose piacevoli, sotto
il suo controllo e a costruire muri che lascino fuori tutto ciò che è brutto e
minaccioso. La soglia di casa diventa così il luogo in cui la natura ci mette
al corrente che la sua vita si svolge comunque e con regole proprie, leggi a
cui noi tentiamo in tutti i modi di sottrarci.
L’utilizzo della porcellana, materiale nobile e di
uso domestico, mi dà la possibilità di mettere in relazione la cruda realtà
della morte con la delicatezza dei corpi modellati, facendoli rivivere,
affermando attraverso la fragilità della materia, quella della loro vita”.
In mostra vengono rappresentati anche altri
elementi: dei frammenti di barriera corallina, che Turlini realizza in terra
bianca, proponendosi di celebrare con l’elaborata ricerca tecnica la complicata
raffinatezza del capolavoro già compiuto dalla natura, fissandolo in un istante
destinato a durare per sempre, mentre, per contrario, l’assalto dell’uomo ha
condannato alla scomparsa questa meraviglia del mare.
In terra nera, invece, vengono presentati dei
fiori, deprivati del colore e della soavità che sono loro tipici; essi
diventano delle campane mute che suonano all’unisono. Quel silenzio emesso
celebra la vita e la morte nella stessa sinfonia.
La funzione della scultura per Turlini è chiara:
se dopo la morte nulla esiste, compito dell’artista è preservare la memoria
attraverso la materia plasmata. L’essere umano, il fiore e l’animale fanno
parte di un medesimo cosmo, ogni forma di vita ha così la dignità di essere
celebrata e ricordata attraverso le mani sapienti dello scultore.
Questo ruolo della memoria è dunque centrale nella
poetica di Turlini. E’ la virtù che consegna l’anima agli oggetti, ai quali poi
affida il compito di essere messaggeri, in un viaggio i cui tempi trascendono
quelli dell’uomo. Sul filo di questa riflessione, sono presenti in mostra altre
sculture in terra nera, che assumono la forma di cornici; il loro riquadro
appeso simboleggia la soglia che sta tra il presente e il passato dell’immagine
che potrebbero contenere, ma che Turlini nega alla vista dell’osservatore,
spingendolo a legarsi emotivamente all’oggetto cornice.
Altre immagini giacciono nella memoria
dell’autore, dove albergano sentimenti subconsci. Sono questi a guidare la sua
mano quando, con l’intento di riprodurre i movimenti apparentemente casuali
degli stormi che si librano nei nostri cieli, disegnando mutevoli effetti
chiaroscurali, condiziona la penna a comporre addensamenti, sfumature e forme
che suggeriscono nuove connessioni.
Marco Turlini è nato a Brescia nel 1974 ha
frequentato l’accademia di belle Arti di Brera ha collaborato con importanti
artisti del panorama contemporaneo nazionale. Alcuni degli oggetti in mostra
sono stati esposti all’edizione MAGra del 2009. Attualmente è docente di
Discipline plastiche e scultoree del Liceo Artistico “Tartaglia Olivieri” di
Brescia.
Mariella Segala
Im-mutevole
Marco Turlini
a cura di Mariella Segala
Spazio Arte Duina,
Lonato del Garda (Brescia)
23 aprile – 21 maggio 2017
Inaugurazione:
domenica 23 aprile dalle ore 18.00
domenica 23 aprile dalle ore 18.00
Orari:
dal mercoledì alla domenica, dalle 19.00 alle 22.00
dal mercoledì alla domenica, dalle 19.00 alle 22.00
Spazio Arte Duina
"Cascina Balocchi"
via Campagna sotto, 4
25017 Lonato del Garda (Brescia)
"Cascina Balocchi"
via Campagna sotto, 4
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Mob.
+ 39 331 9105733
e-mail: info@spazioarteduina.it
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