Appia – Work in progress Memorie digitali di un bene abbandonato di Cacciatori D'ombra

foto di Mauro Ieva

Appia – Lavori in corso
Fotografie di:

Pasquale Amendolagine, Nello Coppola, Alessio Deluca, Mauro Ieva, Francesco Mezzina, Patrizia Ricco, Marco Sacco, Simone Sanchioni, Salvatore Simonetti

Con i contributi di:

Paolo Rumiz, Dino Borri, Giuliano Volpe, Franco Arminio e Vincenzo Mastropirro

Il viaggio e il senso di appartenenza, queste potrebbero essere le cifre di questo progetto, dove per viaggio si intende esplorazione e, per appartenenza, il fatto di essere “indigeni”.
L’ispirazione viene dal libro di Paolo Rumiz, Appia, in cui viene narrato il percorso fatto a piedi da lui e da altri suoi amici di una delle più antiche strade del mondo, certamente la più antica d’Italia, che ci restituisce un itinerario dimenticato, splendido e tragico allo stesso tempo.
Nel libro, lo scrittore esplicita un augurio che è anche un invito: che altri viaggiatori possano ripercorrere “questo bene scandalosamente abbandonato” per riappropriarsene prima che esso venga definitivamente cancellato.
Il progetto è l’accoglimento di questo invito. Una prima risposta di noi “indigeni” che quel bene abitiamo. La fotografia è il nostro linguaggio ed è con esso che abbiamo inteso ripercorrere l’antico itinerario nella sua parte meridionale, seguendo le mappe che sono state accuratamente preparate dai suoi primi viaggiatori contemporanei.
La visione di questa via propone una sua nuova immagine, che la faccia sentire nostra, evitando la retorica di una Puglia e Basilicata turistica o, come spesso si dice, da cartolina.
Una osservazione quasi analitica di quello che abbiamo incontrato sul percorso non in senso documentario ma interpretativo, in cui ogni autore si è calato secondo la sua cultura e sensibilità: una visione autoriale.

A guidarci è stato il privilegio di essere persone che su questa terra ci vivono, esso si traduce in un attraversamento lento e meditato proprio perché non di passaggio.
E proprio così che il bello e il brutto, il politico e il religioso, archeologia, ferrovie, piantagioni, chiese, fabbriche, svincoli e persone si fondono in unico sguardo.
Utili si sono rivelate le esperienze di chi ci ha preceduto, i viaggiatori ma anche i poeti e gli scrittori, non abbiamo dovuto inventare nulla ma, semplicemente, abbiamo “rivisto” ciò che già c’è. In fondo si tratta di un cammino e ogni cammino è quasi sempre un’esperienza collettiva anche se distante nel tempo.
Il nostro passaggio è uno dei tanti possibili nella costruzione di una NUOVA MAPPA di questa antica strada.





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