“Da Matera a Pompei. Viaggio nella bellezza”
Un viaggio nella bellezza tra
Pompei e la Basilicata, per raccontare il ruolo della donna nel mondo antico,
attraverso ornamenti e gioielli, espressione del gusto estetico di epoche e
contesti differenti, ma anche simbolo di uno status sociale.
Così la mostra “Da Matera a
Pompei. Viaggio nella bellezza” allestita presso il Museo archeologico Domenico
Ridola dal 18 novembre 2021 al 30 giugno 2022 - frutto della collaborazione tra
il Ministero della Cultura, il Museo Nazionale di Matera e il Parco
Archeologico di Pompei - mette a confronto e unisce due contesti archeologici
molto diversi tra di loro e lontani nello spazio e nel tempo. Da un lato la
Basilicata antica, influenzata dai costumi e dalle mode del mondo greco
coloniale, dall’altro Pompei e l’area vesuviana, dove nel I secolo d.C. sono
ben documentati lo stile e il gusto romano.
Giovedì 18 novembre la mostra è
stata inaugurata alla presenza dei curatori Annamaria Mauro, Direttrice del
Museo Nazionale di Matera, Massimo Osanna già Direttore del Parco Archeologico
di Pompei e ora Direttore Generale Musei e Silvia Martina Bertesago nelle veci
di Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco Archeologico di Pompei.
La mostra introduce i visitatori
in un mondo dorato con l’esposizione di un vaso a figure rosse della Collezione
Rizzon del Museo di Matera, che riporta nell’iconografia la rappresentazione di
monili e ornamenti, e due straordinari reperti da Pompei: l’affresco di una
Vittoria alata riccamente ornata e la sensuale statua della Venere da Oplontis,
simbolo della mostra.
Il percorso prosegue poi con il
confronto tra le due realtà. Per i contesti del Materano (Timmari,
Montescaglioso, Matera, Tricarico) le più ricche fonti di conoscenza di questo
aspetto della vita femminile antica sono i corredi funebri e i contesti sacri.
I preziosi ritrovati mostrano la particolare attenzione che anche le
popolazioni locali avevano per il gusto e l’estetica dai tempi più antichi.
Ornamenti in pasta vitrea,
argento e oro, prodotti sia in Magna Grecia sia nel Mediterraneo Orientale,
erano per le donne di rango elevato un vero e proprio status symbol. La
lavorazione di particolari materiali, come l’ambra che era estratta nell’area
del Mar Baltico e lavorata da artigiani etrusco-campani, indica anche un
florido commercio legato a questo tipo di oggetti esclusivi.
I materiali provenienti da Pompei
e dall’area vesuviana (Stabiae, Oplontis, Terzigno), appartenenti a cronologie
più recenti, testimoniano a pieno i modelli della cultura e della società
romana dell’epoca. Questi mostrano proprio l’abbandono del rigore e
dell’austerità della precedente età repubblicana, in favore di esibizione di
lusso in età imperiale, per le classi sociali emergenti.
L’aspetto più interessante dei
ritrovamenti di Pompei, distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., è
proprio legato alla vita di chi possedeva questi oggetti. Molti di questi erano
ancora indossati da coloro che fuggivano e che li avevano portati con sé nella
speranza di un futuro. A chiudere l’esposizione è, infatti, la copia del calco
della fanciulla della villa B di Oplontis, sulla quale si possono ammirare i
monili aderenti al corpo.