Inaugurata a Mesagne la Grande Mostra "Negli anni dell'Impressionismo"
2) Giuseppe De
Nittis, Signora con gattino nero, 1880 circa, olio su tela, 90x71 cm,
Barletta, Pinacoteca Comunale Giuseppe De Nittis.
“Negli
anni dell’Impressionismo, da Monet a Boldini. Artisti in cerca di libertà”, la
Grande Mostra nel Castello di Mesagne presentata oggi ai media.
Domani
l’apertura al pubblico.
Un’anteprima di successo per una
mostra che – a detta della curatrice – si propone fra le più importanti in
Italia in questi mesi di estate e per il prossimo autunno.
La Grande Mostra “Negli anni
dell’Impressionismo, da Monet a Boldini. Artisti in cerca di libertà”, organizzata
da Micexperience Rete di Imprese, assieme a Regione Puglia e Comune di Mesagne
e, in ottemperanza al protocollo d’Intesa “Puglia Walking Art”, prodotta da
Reinassance srl, apre i battenti domani, 27 giugno 2025, nelle sale nobili del
castello normanno-svevo di Mesagne (Br) e questa mattina, prima nell’auditorium
e quindi nelle sale espositive ha vissuto la sua anteprima riservata alle
autorità del territorio e il mondo della comunicazione al suo più ampio livello
di diffusione.
Nell’edificio monumentale che da
anni è sede ambita delle Grandi Mostre a presentare l’evento che propone 153
capolavori originali assicurati per oltre 25 milioni di euro, sono stati il
Sindaco di Mesagne, on. dott. Toni Matarrelli; il dott. Pierangelo Argentieri,
presidente di Mice Experience Puglia e Ideatore di Puglia Walking Art, la prof.
Isabella Valente, docente nell’Università di Napoli Federico II e curatrice
della mostra; l’avv. Marco Calò, Consulente alla Cultura Comune di Mesagne.
“Un progetto che prevede il
coinvolgimento dell’Amministrazione comunale e della Regione e di sponsor per
creare esperienze e costituiscano un’occasione unica in Puglia: trovare grandi
artisti in contesti come quello del castello di Mesagne è davvero un fatto
eccezionale – ha esordito Pierangelo Argentieri -. Non solo: parliamo di 153
opere in uno spaccato importante della storia dell’arte contemporanea con
grande attenzione al tema generale dell’Impressionismo e proponendo dei grandi
pugliesi all’interno del movimento com’è stato Giuseppe De Nittis, alcuni dei
quali, per la prima volta, vengono esposti in Puglia. È fuor di dubbio il grande
interesse – ha concluso Argentieri ringraziando gli intervenuti -: molti gruppi
hanno già prenotato anche in bassa stagione e questo dimostra l’entusiasmo che
da Foggia a Santa Maria di Leuca può suscitare la scoperta di autori, le cui
opere vengono esposte per la prima volta o sono assenti da molti anni dalle
mostre”.
Nel ricordare il
percorso pluriennale del Comune di Mesagne nell’organizzazione delle grandi
mostre, il Consulente alla Cultura del Comune di Mesagne, avv. Marco Calò, ha
ribadito che “si tratta di una nuova e pregevole mostra, ovviamente sia nell’allestimento
sia nella dimensione scientifica. L’obiettivo – ha aggiunto - è quello di
proseguire su un cammino iniziato anni fa e che ha visto l’acme in questi
ultimi anni, con la mostra sul Caravaggio prima, con quella sui sette secoli di
arte italiana lo scorso anno e quest’anno, con la riflessione sul tempo
dell’Impressionismo ci auguriamo ci sia la stessa partecipazione e lo stesso
entusiasmo, registrati in questi anni. Ovviamente non ci fermiamo su questo
percorso ormai avviato e strutturato che mira a fare di Mesagne – ha concluso -
una meta turistica capace di attrarre flussi diversi rispetto a quello che è da
considerarsi turismo di prossimità”.
La curatrice della
mostra, prof. Isabella Valente, ha quindi ribadito l’unicità della mostra
mesagnese, “costruita capolavoro dopo capolavoro per il Castello di Mesagne” e
così facendo ha ricordato l’unicità dell’ultimo quarto di secolo XIX per la
storia della cultura europea, alla quale gli italiani hanno offerto il loro
contributo personalissimo. “Ecco perché a Mesagne accanto ai francesi e al
grande Monet – ha osservato – abbiamo voluto proporre le esperienze maturate al
nord Europa e quelle altrettanto interessante registrate alle diverse
latitudini italiane da Nord a Sud. Il catalogo della mostra sarà pronto fra una
ventina di giorni – ha ricordato prima di guidare personalmente autorità e
giornalisti lungo il percorso espositivo -: e così resterà traccia indelebile e
scientifica di ciò che a Mesagne si è stati capaci di proporre”.
Prima della conclusione
della conferenza stampa affidata al sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli, sono
intervenuti la dott. Ersilia Devicienti del Centro diagnostico Omega da diversi
anni al fianco di Puglia Walking Art e il dott. Piero Murri di Groupama
Assicurazioni. La dott. Devicienti, ribadendo l’impegno nella condivisione “di
iniziative di spessore che riguardano la nostra città”, ha spiegato come
diagnostica e mostre d’arte puntino insieme a offrire un valido aiuto alla
ricerca del benessere delle persone da angolature differenti; il dott. Murri
invece si è soffermato sulla unicità della mostra mesagnese che prevede anche
la copertura assicurativa dei visitatori e ha illustrato i criteri del concorso
a premi inserito nelle novità della mostra mesagnese.
“Ancora una volta
una mostra di valore internazionale a Mesagne – ha concluso il sindaco della
Città, on. Toni Matarrelli -. Il nostro castello è un contenitore che rende
queste mostre particolarmente accattivanti e interessanti. Noi siamo felici di
questa grande opportunità che ci è stata offerta dalle imprese di Micexperience
e noi abbiamo provato a fare la nostra parte perché il tema della cultura possa
rimanere centrale nello sviluppo di questa città”.
L’evento mesagnese
è già presente sul portale Vivaticket e viene illustrato con essenziali
tasselli, volta per volta, all’interno del sito https://www.pugliawalkingart.com/,
completamente rinnovato e reso ancora più completo per quanti intendano “farsi
un’idea” del progetto Puglia Walking Art.
La Grande Mostra è patrocinata da
Federalberghi, Aeroporti di Puglia e Camera di Commercio di Brindisi-Taranto con
concessione di contributo.
Mobility partner è
Ferrotranviaria spa; Sponsor sono: D’Agostino Costruzioni generali Spa;
Groupama Assicurazioni, che ha curato la copertura assicurativa dei visitatori
e ha bandito un concorso a premi fra gli stessi; Omega Centro diagnostico di
Mesagne; HDL Srl società leader nella logistica; Green Thesis Group; Fer.Metal
Sud. Sponsor tecnici sono: ETRA, Habitat Azzarito e Spreach Outdoor Concept. La
Grande Mostra “Negli anni dell’Impressionismo, da Monet a Boldini. Artisti in
cerca di libertà” è supportata da due società leader nel rispettivo settore:
Vivaticket per le attività di biglietteria e Ears Srl per le audioguide.
La Grande Mostra,
che chiuderà il 26 novembre prossimo, osserverà i seguenti orari: lunedì 17.00
- 22.00; dal martedì al venerdì 9 - 13 /17 – 22; sabato e domenica 9 – 13/ 17 –
23.
Mesagne, 26 giugno
2025.
«Negli anni
dell’Impressionismo da Monet a Boldini: artisti in cerca di libertà»
nel castello di Mesagne, la curatrice prof. Isabella Valente funge da
rapidissima guida
Primi sguardi sulla
Grande Mostra «Negli anni dell’Impressionismo da Monet a Boldini: artisti in
cerca di libertà», allestita nelle sale nobili del castello normanno svevo di
Mesagne. A darli la prof. Isabella Valente, che ne è la curatrice e che, entrando
nelle sale espositive, dice: «La nascita dell’Impressionismo francese innescò
un processo di modernizzazione della pittura motivato soprattutto da una
ragione: l’appropriazione, da parte dell’artista, dell’autonomia della visione.
L’artista reclama ora libertà e indipendenza – osserva -. Il distacco dalla
scuola e il contatto con il vero furono il traguardo comune sia per gli
Impressionisti sia per molti artisti italiani che si erano instradati in questa
stessa direzione anche prima della storica mostra del 1874».
Eccoci, quindi
integralmente dentro le sale, che fungono da autentica macchina del tempo: «Con
le sue 153 opere organizzate in otto sezioni e argomenti di indagine comuni
affrontati in Francia e in Italia, dal Nord al Sud, la mostra propone uno
spaccato di questo particolare periodo condiviso con l’Impressionismo, dominato
dall’idea di un’arte che si era finalmente affrancata dalle regole accademiche
– prosegue la curatrice -. Nell’affermazione della propria autonomia, ogni
artista, chi mediante un rapporto più stretto con Parigi, chi da lontano, aveva
a suo modo recepito la lezione della modernità impressionista, grazie anche al
ruolo giocato dalle mostre, che furono palestra d’incontri e di scontri sul
fertile terreno dell’arte. La scelta dei pittori e degli scultori presenti è
ricaduta su quelle personalità che intrapresero la strada della libertà
artistica, a volte nel segno di un linguaggio che in generale si potrebbe
definire “impressionista”, sebbene, rispetto al gruppo dei pittori francesi,
ognuno di loro l’avesse declinato secondo la propria formazione e aspirazione».
Si parte da una
riflessione di fondo: «Nella seconda metà dell’Ottocento la pittura di
paesaggio in Europa abbandona la tradizione accademica per abbracciare una
visione più diretta e partecipata della natura – spiega la prof. Valente. Il
paesaggio diventa protagonista: non più sfondo ideale, ma ambiente reale, colto
nei suoi mutamenti, nei suoi riflessi, nella luce cangiante delle stagioni.
Questo cambiamento trova uno dei suoi centri nella Scuola di Barbizon».
Da qui il dialogo
costante con gli artisti italiani e napoletani in particolare e Valente
aggiunge: «A suggellare idealmente il percorso intrapreso dagli artisti della
Scuola di Barbizon e a proiettarlo verso il futuro è la presenza straordinaria
di due opere di Claude Monet: la Vue de Londres dans le brouillard ‘La
Tamise’, una tecnica mista su carta, e una delle sue celebri Ninfee.
Qui si compie la vera rivoluzione: l’acqua non riflette più il cielo o la
natura che vi si specchia, ma diventa campo d’azione di forze luminose, un
vortice cromatico che dissolve la forma nel colore». E siamo appena agli inizi
del percorso, perché la successiva riflessione riguarda il paesaggio moderno e
la veduta animata «tra nebbie e sole».
«In effetti –
spiega la curatrice – va sempre considerato che nella pittura italiana di
paesaggio della seconda metà dell’Ottocento la natura smette di essere semplice
sfondo per farsi protagonista viva e mutevole». Ovvio che un posto a sé debba
essere riconosciuto alla vita di città.
«Cito Stendhal per descrivere appieno ciò che esponiamo a Mesagne: “Ci
sono due capitali in Europa”, diceva questo grande scrittore, “Parigi e
Napoli”. Era ammaliato dalla capitale borbonica ed è pur vero che se Napoli
attirò artisti e intellettuali da ogni parte d’Europa, Parigi lo fu nella
seconda metà. Qui troviamo De Nittis, ma anche tanti altri italiani che
seguirono si espressero secondo il canone del momento».
Dalla città alla
casa… «Nella mostra dedichiamo una sezione alla “Intimità quotidiana” – dice la
prof. Valente -. Negli anni che ci occupano è agevole notare una pittura degli
affetti, concentrata su temi familiari e su un particolare intimismo. Non solo
– prosegue -: la tematica familiare si espande oltre i salotti borghesi per
toccare il mondo popolare e il ruolo della donna e particolare spazio è
dedicato ai fanciulli, del popolo o del ceto borghese, che divengono i soggetti
privilegiati di un immaginario quasi seriale, sentimentali e psicologico».
Non meno
interessanti le ulteriori sezioni della mostra dedicate a «Ozio e lavoro,
popolo e borghesia», a «Donna e musa, tra seduzione e mondanità» e ancora a
«Echi del passato e sguardi esotici», con una riflessione conclusiva sulla
«Nuova classicità simbolista».
Partiamo dalla
notazione che «la contrapposizione tra l’ozio borghese e il lavoro rurale fu
centrale nella pittura verista italiana e francese, divenendo sempre più
esplicita fino ad assumere sfumature di vera denuncia – osserva la prof.
Valente -. Non dimentichiamo che l’osservazione del vero fu la base di
tale orientamento: il lavoro contadino apparve prima quale elemento naturale e
pittorico; poi fu caricato di significati morali, sociali e politici». Ma la
curatrice non ha fermato qui le sue proposte, perché il visitatore è subito
chiamato a cogliere un altro elemento basilare di quella temperie: «Nella
pittura dell’ultimo Ottocento e del primo Novecento – fa osservare Valente - il
retaggio di quell’esasperata sensualità di matrice romantica si rinverdisce in
nome di una liaison tra bellezza, moda, seduzione e mondanità, che si
rafforza in Italia con la poesia dannunziana. Alla donna politicamente
impegnata nelle vicende risorgimentali o alla donna lavoratrice che assurge,
nel realismo, a simbolo di denuncia sociale, si affianca un nuovo immaginario
femminile che esplode con la Belle Époque».
E passando tra
opere di Giovanni Boldini e Vittorio Corcos, solo per dare qualche esempio, e
dello stesso De Nittis, ecco che viene rievocato l’immaginario ottocentesco
sull’Oriente quale orizzonte nuovo dal quale nasce il gusto per l’esotico.
«L’esotismo è nei tessuti e nelle pose – osserva Valente -, nei paesaggi e
nelle forme… E dopo l’ondata di realismo e verismo, allo scadere degli anni
Ottanta si assiste al volgere delle arti verso la nuova tendenza simbolista
proveniente dalla Francia e dalla Mitteleuropa – dice ancora la curatrice -.
Anche questo nuovo orizzonte abbiamo descritto in questa mostra: una nuova
classicità greca e rinascimentale invase l’Italia – prosegue -: gli artisti
assorbirono le linee-guida del Simbolismo europeo secondo le direttive
tracciate dal poeta Jean Moréas nel 1886 sul “Figaro”, innestandole però sulla
propria tradizione. Alcuni vi infusero un nuovo spiritualismo ideologico, altri
recuperarono i repertori della mitologia olimpica, altri ancora, come i
napoletani, conservarono un saldo legame con il vero».
E la macchina del
tempo si ferma: le 153 opere esposte sono pronte a comunicare ancora…
Mesagne, 26 giugno
2025.
Massimo Nardi